domenica 20 gennaio 2008

Gianni ATZENI

TRA SIMBOLI E METAFORE

Grandi tele fittamente lavorate a formare leggeri arabeschi, bilanciate e quasi sostenute da un tronchetto di legno dipinto di nero - stabile, rassicurante al tatto e alla vista - che funge da baricentro e da leva. Il colore sfumato, pennellato con toni differenti, evidenziato da un lieve gioco di rilievi e piccole concrezioni. La lunga teca scura racchiude una serie di tronchetti neri disposti in gradazione di misura: legna da ardere, ordinata e smussata, ma dipinta di un nero che le da consistenza di antracite. Sopra, quasi alla fine, un piccolo idolo pagano-cristiano, una strana creatura come quelle che si trovano scolpite sulle facciate delle antiche chiese, sovente sorte su luoghi di antichi e mitologici culti. Si chiude con una forma rotonda, la scatola magica, in una curva che accoglie ciò che contiene ma non esclude lo spazio esterno. Le tre piccole teche più piccole (gabbia o custodia) luogo di salvezza o di prigione ripetono l'inclusione del nero tronchetto ma si illuminano subito sopra di una lunetta solare di arancio e di giallo.
Nota critica di
Alessandra MENESINI

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